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L’ex chitarrista degli Obituary cucina la metanfetamina e dopo chiama la polizia

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Finora Allen West era quello antipatico degli Obituary, d’ora in poi sarà quello coglione degli Obituary. La vita sul lago Panasoffkee in Florida scorreva tranquilla e ordinaria, quando a un certo punto alla centrale di polizia arriva la telefonata di Allen West, tutto agitato perché due neri gli avrebbero sfondato a calci la porta di casa, costringendolo a scappare nel bosco per nascondersi. Già l’incipit, considerati pure i protagonisti, sarebbe degno di un film di Guy Ritchie. Insomma la polizia, che senza quella telefonata non si sarebbe mai interessata ad Allen West se non per scapocciare durante Redefine, è dunque andata a casa sua per chiarire la situazione. A quel punto West non solo gli ha chiesto di accomodarsi, ma ha anche richiesto esplicitamente che gli perquisissero la casa! Gli sbirri hanno quindi sentito uno strano odore acido provenire dalla camera da letto: lì dentro hanno trovato un piccolo laboratorio chimico per preparare la metanfetamina, insieme a flaconi di nitrato d’ammonio, idrossido di sodio, un acido corrosivo e altre varie cosette utili allo scopo.

Dato che Allen West è un meth-head, un tossico di metanfetamina, e dunque uno che non ci sta per niente bene col cervello, prima ha cercato di giustificarsi dicendo che quell’attrezzatura l’avevano portata i due neri dopo avergli sfondato la porta, poi ha ammesso di averla usata lui. Al momento il nostro eroe è rinchiuso nella prigione di Bushnell, in Florida, dove si è presentato con questa faccia: 

allen_west_obituary_mug_shot

Questa disavventura degna di un personaggio sfigato di Breaking Bad non è la prima per West, che già in passato aveva potuto provare le gioie delle docce in galera per aver guidato in stato di ebbrezza per tre volte in un anno; peraltro poco fa ci si chiedeva quale cazzata avesse fatto già nel 1990, quando fu cacciato dagli Obituary dopo solo un album, nonostante componesse lui buona parte della musica. Anche nei Six Feet Under fu sbattuto fuori dopo un solo disco. Gli Obituary poi lo ripresero con loro, ma il soggetto non dev’essere per niente semplice visto che sono stati costretti a mandarlo via di nuovo. Comunque, se volete far uscire il povero Allen West dal carcere della Contea di Sumter, potete versare 40.000 dollari di cauzione allo sceriffo della città. Questo è l’articolo sul giornale locale. E che il Dio vendicativo dell’Antico Testamento salvi gli Stati Confederati d’ America. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)



Gli Slayer si riprendono Paul Bostaph

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paul_bostaph

Questo il comunicato sul sito ufficiale degli Slayer:

Tom Araya e Kerry King sono molto lieti di annunciare che Paul Bostaph è rientrato nella band in pianta stabile. Bostaph sarà dietro le pelli dal 4 giugno, quando gli Slayer inizieranno a Varsavia la prima parte del loro tour internazionale del 2013. Gary Holt continuerà a rimpiazzare il defunto chitarrista Jeff Hanneman.

Commenta Tom: Paul è un grande batterista e un buon amico, siamo molto lieti che abbia deciso di tornare nella band; siamo ancora piuttosto scossi dalla perdita di Jeff ma non vogliamo deludere i nostri fan europei e abbiamo bisogno di cominciare a guardare avanti, e avere Paul di nuovo nel gruppo rende tutto più semplice.

Si possono dunque trarre le seguenti conclusioni:

1) Dave Lombardo è ufficialmente fuori e molto probabilmente non tornerà mai più.

2) Gli Slayer non hanno alcuna intenzione di mollare in seguito alla morte di Jeff. Dopo questo tour ci sarà quindi un disco (scritto tutto da King), poi un altro tour, e così via. Nel frattempo potremo continuare a goderci gli Exodus dal vivo senza il membro fondatore che ne scrive quasi tutta la musica.

Certo, per chi avrà voglia di vederseli il mese prossimo (io no), l’ex Forbidden è pur sempre una soluzione assai più allettante del turnista Dette. Bostaph è un pezzo di storia degli Slayer, ha suonato con loro per dieci anni, incidendo quattro album (Disciple e Dittohead le ha suonate lui), e, più di recente, i suoi passaggi tra le file di Exodus e Testament (ha preso parte alle registrazioni di Shovel Headed Kill Machine e The Formation Of Damnation nonché ai rispettivi tour mondiali) lo hanno confermato tra i migliori batteristi thrash metal in circolazione. Nè pretendevo che annullassero le date europee e andassero in ritiro spirituale nel deserto per il resto dei loro giorni (ci sono contratti da onorare, et cetera). Dico semplicemente che, nel mio cuoricino di fan devoto e non ancora del tutto corroso dal cinismo, mi sarebbe piaciuto che ci dicessero addio con un’ultima grande tournée (magari con Lombardo e Bostaph ad alternarsi, perché no) che onorasse la memoria di Jeff e ci lasciasse con uno splendido ricordo, degno di una delle più grandi band della storia del rock. E invece the show must go on, a quanto pare. Quando morì Hanneman scrissi che gli Slayer avevano smesso di esistere. Invece la realtà è forse ancora peggiore: gli Slayer sono un gruppo come tutti gli altri.


Tira una birra in faccia a un ‘contestatore cristiano’, arrestato il cantante dei Vektor

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I Vektor ve li ho presentati qualche settimana fa, quindi sapete già che sono un giovane gruppo techno-thrash americano ispirato in modo pesantissimo ai Voivod e che dovreste proprio ascoltarli perché spaccano. Quindi ciancio alle bande e passiamo alla cruda attualità: leggo su Blabbermouth che il loro cantante, David DiSanto, è stato arrestato l’altro ieri allo Scion Rock Fest per aver tirato una birra in faccia a un non meglio precisato “contestatore cristiano”. La dinamica non è ancora chiara ma, a occhio e croce, dato che siamo negli Usa, è probabilissimo che la povera vittima fosse uno di quei fanatici disagiati in stile chiesa battista di Westboro (minuscole d’obbligo) venuto apposta al festival per rompere i coglioni. Considerando che DiSanto gli ha solo versato in faccia il contenuto di un bicchiere di birra (non gli ha tirato addosso una bottiglia o fatto altrimenti del male, specificano i compagni in un comunicato), gli è andata pure bene. Soprattutto ora che, dopo la storiaccia del direttore artistico del teatro Bolshoi, sta andando di moda sfigurare la gente con l’acido. Casomai dispiace per il prezioso liquido sprecato. Di certo non si pone il problema di chi abbia provocato chi. Pur non conoscendo ancora i dettagli della vicenda, suppongo che il tizio, se viene qualificato come “contestatore cristiano”, stesse presenziando con il preciso intento di rovinare la giornata alla brava gente che voleva solo scapocciare con i Municipal Waste, non certo per godersi lo show. Quindi se l’è andata a cercare col lanternino. Insomma, io mica irrompo durante una messa con l’uccello di fuori e la maglia degli Archgoat mentre bestemmio la madonna. Senza contare che le religioni monoteiste organizzate sono una delle due o tre cose più brutte che ci siano al mondo e l’heavy metal una delle più belle.

La redazione di Metal Skunk augura a David di cavarsela nel migliore dei modi e gli batte un cinque virtuale per essersi fatto immortalare con una maglietta dei Voivod durante l’arresto.

AGGIORNAMENTO: gli stessi Vektor ci fanno sapere che il caso è stato archiviato e Dave prosciolto da ogni accusa. Metallo 1 – Cristo 0.


Dave Mustaine è perseguitato dalla magistratura comunista

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Dopo aver giustamente esaltato la meravigliosa canzone dell’estate Super Collider, non mi sono più occupato del nuovo album dei Megadeth. Purtroppo mi sono reso conto che non me ne frega niente di sentirlo, tutto qua. Il secondo singolo, Kingmaker, era una cazzatella. I brani che sono stati anticipati in seguito non li ho manco ascoltati. È una questione statistica: Endgame e Thirteen erano carini, quindi Super Collider dovrà fare per forza schifo. Può essere che mi sbagli, per carità. Lo scoprirò domani in treno. Charles, mio compagno di viaggio alla volta del Sonisphere, ha detto che ce lo dobbiamo per forza ascoltare prima del festival. Io gli ho spiegato che la scaletta sarà basata su Countdown ma ha minacciato di non cucinarmi più i suoi straordinari fagioli con le cotiche se continuo a contraddirlo.

Ma Rosso Malpelo, si sa, ormai fa parlare di sé soprattutto per questioni che esulano dal campo musicale. I siti americani più noti ormai sparano un titolone su ogni stronzata che dice, e francamente non ne comprendo il motivo manco io che nutro una forte attrazione antropologica per il personaggio. Certo, quella volta che diede lezioni di magia nera in televisione fu molto divertente. Anche quando spiegò che Obama aveva orchestrato le stragi di Denver e Oak Creek non fu male. Dopo un po’ annoia, però, soprattutto se uno ha trascorso l’adolescenza a sghignazzare appresso al conte Burzum e alle mirabolanti avventure dell’Inner Circle (oh, a me il conte Burzum faceva ridere da ragazzino; un po’ anche oggi in realtà). Perché, allora, tutta questa copertura mediatica? Pura persecuzione, ve lo dico io. Povero piccolo Dave. Sono gli scherani del politically correct fighetto che ce l’hanno con lui. Quelli che vanno alle mostre di arte contemporanea e usano parole come brunch. Bastardi rettiliani. Sono persino arrivati a spedire agents provocateurs ai concerti dei Megadeth per farlo arrabbiare. Guardate che è successo a Manchester mercoledì scorso:

Stando a Blabbermouth, durante lo show è saltato l’impianto luci e c’è stata una pausa di dieci minuti per consentire ai tecnici di sistemare il guasto. Tornato sul palco, Mustaine è stato sfanculato da un fan, evidentemente convinto che Davidone avrebbe dovuto proseguire a riflettori spenti, e ha replicato così:

“You look like Eminem, you stupid cunt. Listen, you guys pay a lot of money to see us play, and I don’t wanna stand here in the dark. I mean, part of the whole Megadeth is us smiling and making that connection with you. Get the fuck out of here! Get this guy out of here! You blonde bitch. C’mon up here. I’ve got a big cock for your face. Here it comes… Stick that finger right up your ass, you little faggot (il punto dove manda i bacetti al malcapitato mi ha fatto sganasciare)

Non per fare l’avvocato del diavolo, però fa riflettere che su ‘sta fesseria sia nato una specie di caso. Che si titoli Dave Mustaine uses homophobic slur, come ha fatto proprio Blabbermouth (per tacere di altri siti che hanno fatto del tiro al Mustaine una politica editoriale), e tutti gridino allo scandalo mi’ inquieta. Qua hai un fan scemo che se la prende senza ragioni sensate con un musicista notoriamente fumantino, che reagisce da par suo e lo insulta in una maniera non particolarmente raffinata ma abbastanza diffusa perché non la si possa buttare in politica a tutti i costi. Di certo non difendo chi è indifendibile, ma non vi fa un po’ paura che basti farsi scappare un faggot per essere etichettati come omofobi? O che il tipo che ha caricato il video sul tubo lo abbia chiamato Dave Mustaine DISRESPECTING fan? Siamo metallari. Compriamo i dischi con i caproni in copertina. Le nostre canzoni preferite parlano del dottor Mengele e di serial killer pedofili. Jon Nödtveidt e Bard Faust gli omosessuali li hanno ammazzati, però siamo comunque in grado di apprezzarli come artisti senza per questo sentirci ipocriti. Insomma, dovremmo saper dare il giusto peso alle cose. O verrà il giorno nel quale i Cannibal Corpse verranno accusati di incitare al femminicidio. Ma non dal Pmrc o dal Moige, bensì da altri metallari.


I nemici del vero metallo

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Tony Iommi Portrait Shoot - 2010Nell’annata in cui vincono decisamente a mani basse gli eventi di fascia media, i big ones non stanno al passo. Penso di aver visto più concerti negli scorsi mesi che negli ultimi 10 anni e questo è dovuto non solo a un rinvigorito interesse personale ma anche e soprattutto alla numerosità di concerti in circolazione (grazie anche a qualche locale che qui a Roma si sbatte più del solito). Il secondo battesimo, ovvero il concerto che poi mi ha dato la vera motivazione a rifrequentare stadi e palazzetti, fu per me il Legends of Chaos del 2009, in quel di Capannelle, con Testament, Kreator e Cathedral. A fine concerto, un po’ la commozione di aver finalmente visto Lee Dorrian, un po’ le inattese mazzate tra capo e collo inferte da Paul Bostaph, ricordo che io e Ciccio eravamo fisicamente provati.  Poi ti prende il fomento ed è come andare in palestra. Oggi siamo talmente in forma che il Sonisphere non ci ha scalfiti né piegati. Insomma, sei carico a pallettoni e ti appresti a comprare il biglietto per vedere finalmente i Black Sabbath e chiudere l’anno nel modo più glorioso che avresti potuto immaginare. Di nuovo a Milano, nella desolazione post-atomica di Rho [cit.]. E invece, come ormai saprete tutti, a pochi giorni dall’uscita del nuovo disco l’unica data italiana del 5 dicembre è stata annullata.

Problemi logistici, fanno sapere i comunicatori dei Black Sabbath. Tutte le altre date europee restano confermate. Non ti crucciare e più non dimandare. Ok, può succedere che diamine, penso. Hanno sei mesi per rivedere la location ed eventualmente spostare la data. Quindi, dopo la recita di prammatica del calendario dei santi, mi calmo. Su qualche sito appare magicamente una nuova data a Francoforte il giorno prima della fantomatica esibizione meneghina. In tutto questo si scatena il putiferio sulle pagine Facebook ufficiali di Black Sabbath (mai lette tante bestemmie tutte insieme e così ben articolate) e di Live Nation Italia che se ne becca di ogni, come usano dire i miei amici bolognesi. E dal retro cranio parte al galoppo il retro pensiero e cominci, come fanno i cornuti, a ragionare su tutta la faccenda.

Va detto che il primo pensiero è andato alle condizioni di salute di Iommi. In quel caso avrebbero di nuovo annullato tutto il tour, no? Lunga vita e prosperità a Sir Tony, dunque. Qualche fan incazzato scrive all’indirizzo di Ozzy & Co. MORITE o VECCHI DOVETE CREPARE e cose simili. Vorrei ricordare a queste merde umane prima di tutto che la morte non si augura a nessuno, non si augura a uno malato di un male serio e men che meno si augura a chi ha inventato l’HM. Poi è drammatico vedere che in questo periodo dire a una persona che è vecchia venga usato come fosse un’offesa. Scusate l’inciso, ma anche vaffanculo.

Saprete pure che quest’anno, dopo una- due- tre, SEDICI edizioni, il Gods of Metal 2013 salta. A me era sembrato di raccogliere pareri positivi sulla scorsa edizione e comunque non vedevo una line-up così fica da un pezzo. Ozzy chiudeva laddove avrebbero dovuto farlo i Black Sabbath. Oggi i comunicatori dell’organizzazione (Live Nation) ci dicono solo SEE YOU IN 2014 con tre puntini sospensivi che fanno tanta magica atmosfera. Bella l’epoca del network globale e della comunicazione efficace e fruibile. Ma io di come si parla su internet ci capisco una sega. Sapevo che il GoM si sarebbe fatto a San Siro mentre il Rock In Idro 2013 (che è diventato IdRho) si sarebbe per l’appunto svolto per la seconda volta a Rho. E niente, hanno annullato anche l’IdRho. Ci ero affezionato perché al Palasharp di Milano vidi la reunion dei Faith No More. Come pure è stato annullato l’Heineken Jammin’ Festival 2013 che si doveva tenere indovinate un po’ dove? Allora i big si sono organizzati altrimenti. I Maiden qui, i Rammstein, i Depeche Mode, Iggy Pop e i Deep Purple là. Milano odia? Roma risponde.

Qualcuno adesso mi faccia seriamente capire cosa diavolo sta succedendo e non ve ne venite fuori con la crisi, che al Sonisphere sono stati venduti almeno 35.000 biglietti che per 65 € fa…

Tornando ai Black Sabbath, qualche altro fan incazzato se la prende con l’Apparato della Live Nation e dice che è tutto un complotto pluto-massonico-capitalista, che due eventi insieme (ci sarebbe la fiera dell’artigianato) non possono coesistere e allora dalli al metallaro untore, pussa via che ci abbiamo le abat-jour e i tavolini da vendere ai tedeschi. Piccoli Biscardi crescono. Live Nation risponde che no, non è vero, l’artigianato non c’entra nulla, la fiera è enorme, c’è spazio per tutti, pure per i metallari, si poteva fare, moltissime prevendite, si prevedeva il sold-out, scaricabarile, ambasciator non porta pena: è tutta colpa dei Black Sabbath.

Ora non vorrei avanzare nessuna ulteriore teoria perché prima o poi qualcuno vorrà ribattere ancora e così fino alla nausea. Però se uno dei più grandi (o il più grande?) organizzatori di eventi di musica live di questa bella Italia patria scarica la colpa della figuraccia sulla band di turno è ovvio che la band di turno può sentirsi in dovere di replicare. Pensate solo per un attimo ai discorsi motivazionali dei Manowar. Certo, sono inclusi nel prezzo del biglietto e te li bevi come l’acqua nel deserto, ma quando Joey De Maio, che gli daresti le chiavi di casa e anche la fidanzata se solo lo chiedesse, nel suo stile comunicativo che è l’unico davvero efficace che conosco, torna dopo dieci anni e parla dei bastardos fottuti e dei nemici del vero metallo, ecco io penso subito a tutti quelli che vogliono impedirci di vedere i concerti dal vivo.

Sembrerebbe che io stia lasciando intendere di aver già individuato un colpevole, ma non è così. Magari si scoprirà che questi ‘problemi logistici’ erano veramente insormontabili. Non mi interessa sapere se e cosa replicheranno i Sabbath perché di veleno ne ho ingurgitato pure troppo. Ho solo paura dell’ulteriore impatto negativo che subirà questo paese a livello di immagine, presso la comunità metal internazionale e non, se davvero non si riuscirà a ripianificare la data italiana. Sono estremamente amareggiato ma non voglio rinunciare lo stesso a vedermeli perché, guardiamo in faccia alla realtà, quanti altri tour dei Sabbath vi aspettate? Non ho fatto in tempo a prendere il biglietto del 5 ma chi l’ha fatto avrà indietro anche i diritti di prevendita? Riuscirà a recuperare i soldi del treno, dell’aereo, del pullman, dell’albergo? Per queste persone sicuramente qualcosa è andato perso e non parlo solo dei propri risparmi: la tensione, l’emozione dell’attesa, l’aspettativa. Tutto miseramente finito al cesso. Perché hanno semplicemente disdetto una data? No, perché l’hanno fatto in questo modo così strafottente. Per la delusione molti rinunceranno anche a comprarsi 13, altro che super deluxe box set. Le vendite saranno più basse delle attese e i big continueranno a scansarci come la rogna. Dopo tutta la storia degli Slayer non era di questo che la gente avesse bisogno.

Per quanto mi riguarda voglio solo vedere il mio gruppo preferito in santa pace prima che sia troppo tardi e forse mi toccherà farlo all’estero, spendendo il doppio e bestemmiando il triplo. Complimenti.


Once upon a time in Norway #5

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nuovi deprecabili mezzucci per aumentare le visualizzazioni

Ieri sera, grazie al profilo Facebook di Didrik Søderlind, mi è capitata sotto gli occhi una storia che colpevolmente mi era sfuggita e che non possiamo non condividere con voi. Prima che ve lo chiediate: sì, Didrik Søderlind è proprio quello lì, che ha scritto quel libro con quell’altro tizio . Ora lavora per l’Human-Etisk Forbund, una specie di associazione degli agnostici norvegesi, e cura un blog sui bassotti.

Trovate tutto a questo link. Insomma, lunedì scorso il parlamento norvegese ha varato una nuova legge sulla discriminazione, che proibisce espressamente comportamenti irrispettosi riguardo a etnia e religione. La cosa simpatica (simpatica) è che un rappresentante del Kristelig Folkeparti (partito di centro di ispirazione cristiana, meno corrotto e più legato alle società di temperanza della nostra DC) ha pensato bene di porre un’interrogazione parlamentare al ministro delle pari opportunità e dell’integrazione Inga Marte Thorkildsen. In breve, il KrF chiedeva al ministro se ci fossero gli estremi di reato per il testo della canzone Antikrist dei Dimmu Borgir, tratta da Stormblåst (1996). Lasciamo giudicare voi: andate a questo link, così fate anche esercizio con le lingue.

Tralasciando la strumentalizzazione di Shaggy e dei suoi (a cui hanno pure dato tre Grammy Awards), c’è da chiedersi cosa il KrF abbia fatto negli ultimi 17 anni per non accorgersi di tale grave pericolo. E se scoprissero che i DB sono solo delle educande rispetto alle decine di gruppi norvegesi stupramadonne? Il KrF ha mai sentito Da den kristne satte livet til, giusto per restare in tema? Finirà come con Hamsun, che gli hanno dato il Nobel e poi hanno scoperto che era nazista?

Ma non è finita. Il ministro ha detto chiaramente che:

“Non ho intenzione di interpretare un testo così sui due piedi e di dire se rientri nella legge appena varata. Sarebbe poco serio”.

E allora si sono scomodati fior fiore di professori di storia delle religioni e scienze politiche, per giungere a cogenti conclusioni quali:

“Se l’avessero detto in una recita scolastica, non si sarebbe offeso nessuno, però”

Oppure:

“Sono parole forti. Tra le peggiori che abbia letto. Sono per la massima libertà d’opinione in campo politico, ma l’arte non dà carta bianca per esprimersi in questo modo. “.

Mala tempora currunt, insomma. Vi terremo aggiornati.


BURZUM: Varg Vikernes arrestato in Francia per attività terroristiche

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vikernes arrested

Stamattina Varg Vikernes è stato arrestato a Salon-La-Tour, nella provincia di Corrèze, in Francia. L’accusa è quella di stare “programmando un massacro”, anche se per adesso non si hanno altri particolari. Il Conte era nella sua fattoria insieme alla moglie, Marie Cachet, e ai loro tre bambini, quando l’equivalente francese della Digos è arrivata per arrestarlo. Al momento sono in corso le ricerche all’interno della fattoria per trovare eventuali armi illegali o esplosivi. La Cachet, nazionalista francese iscritta ad un club di armi, aveva da poco comprato (legalmente) quattro fucili. Secondo RTL, Vikernes era uno dei 530 destinatari del Manifesto di Anders Breivik, e quindi gli inquirenti sospettano, se non una complicità, quantomeno un rischio di emulazione.

Ovviamente le accuse sono tutte da verificare, e così su due piedi a me personalmente sembra un po’ tutto campato per aria. Non che io conosca personalmente il soggetto, però a forza di leggere sue interviste per quindici anni un’idea ce la si fa. La posizione di Vikernes è resa molto ambigua dai suoi trascorsi, dei quali l’omicidio di Euronymous è solo la punta dell’iceberg: al momento del primo arresto nel 1993, il coglionazzo si ritrovava in casa 150 chili di tritolo, 3000 proiettili e svariate armi parabelliche regalategli dal fratello naziskin; oltre ovviamente a tutta la faccenda delle chiese bruciate in Norvegia, che vide lui come protagonista principale. Però all’epoca aveva diciannove anni, e nel frattempo mi pare abbia sviluppato una certa rassegnazione e anche, in un certo senso, un maggior grado di umanità: ricordiamo il “i veri nazionalisti non uccidono i bambini della propria nazione, anche se qualcuno cerca di far loro il lavaggio del cervello. Non erano (ancora) estremisti marxisti; erano solo bambini” posto in calce alla lettera aperta che scrisse per Breivik.

A proposito di Breivik. Il Conte notoriamente è uno che non sa tenere la bocca chiusa e che finisce spesso per fare la figura del coglione più di quanto in realtà non sia, e non avrebbe avuto il minimo problema a dichiararsi partecipe, se non delle intenzioni, quantomeno delle idee dello stragista di Oslo. Invece ha scritto quella lunga lettera aperta accusandolo di essere una marionetta nelle mani di ebrei e massoneria; cosa che, per uno come lui, rappresenta la massima infamia. Sinceramente non trovo grossi punti di contatto tra le ideologie dei due, anche se è chiaro che spesso sui giornali le cose sono state poste in maniera diversa, e nazionalista diventa automaticamente sinonimo di genocida. Però, per quanto le idee di una persona possano repellere, mi sembra comunque scorretto paragonarle a quelle di un omicida squilibrato che ha ucciso decine di ragazzini a sangue freddo. Poi tutto può essere, per carità. Cercheremo comunque di tenervi aggiornati.


Rilasciati Varg Vikernes e la moglie

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Varg Vikernes e la moglie, Marie Cachet, sono stati rilasciati ieri sera dopo essere stati arrestati martedì scorso perché sospettati di programmare un attentato terroristico su larga scala. Secondo quanto scrive il network norvegese NRK, la polizia non è stata in grado di identificare nessun preciso piano terroristico o un eventuale bersaglio. Agnès Thibault-Lecuivre, portavoce della procura competente, ha però spiegato che il musicista dovrà comunque rispondere davanti alla magistratura di violazione delle leggi francesi sul razzismo (le medesime in base alle quali Marine Le Pen era stata incriminata alcuni mesi fa per aver accostato l’immigrazione di massa islamica all’occupazione nazista durante un comizio elettorale). La data dell’udienza non è stata ancora fissata ma sarebbe prevista entro la fine dell’anno. La base dell’accusa sono alcuni post presenti sul sito Burzum.org, ed è dalle stesse dichiarazioni su ebrei e musulmani (discutibili quanto volete ma tecnicamente non definibili come “razziste”) che sarebbero partite le indagini sulla coppia. Thibault-Lecuivre non ha voluto far sapere la pena massima che potrebbe rischiare Vikernes, affermando che verranno forniti maggiori dettagli una volta esaminato il suo pc.

Suppongo non sia necessario essere d’accordo con le tesi del Conte per trovare la vicenda piuttosto inquietante. Basandoci sui pochi dettagli che abbiamo, sembrerebbe che Vikernes sia finito nel mirino degli inquirenti transalpini principalmente per quel che scrive sul suo blog (il cui server immagino non sia francese ma qua davvero non abbiamo idea di come funzioni) e che gli sia bastato acquistare regolarmente armi da fuoco per ritrovarsi in casa la polizia ed essere arrestato per terrorismo senza accuse formali (perché è esattamente questo che è successo: secondo la normativa locale in questi casi si può essere detenuti per 96 ore senza che l’avvocato possa ottenere il rilascio). Senza starci a girare intorno, qua stiamo parlando di reati di opinione. E può giovare ricordare che, proprio il giorno prima dell’arresto di Vikernes, Twitter aveva acconsentito a consegnare alle autorità francesi i dati personali di chi pubblica “cinguettii” antisemiti, al termine di un lungo scontro tra esse e il social network, che si era limitato fino a quel momento a cancellare i tweet contestati, invocando le protezioni costituzionali garantite dal Primo Emendamento. Nonché che la Francia è lo stesso paese il cui parlamento l’anno scorso aveva approvato una legge, poi dichiarata incostituzionale, che sanzionava con l’arresto chi metteva in discussione la qualifica di genocidio attribuita ai massacri di armeni commessi dai turchi. Non sono, infine, ancora riuscito a capire come mai, Oltralpe, Varg, che se la prende con ebrei e musulmani su internet, viene sbattuto dietro le sbarre insieme alla moglie incinta, mentre per le attiviste di Femen, che attaccano il cattolicesimo e vanno a fare le buffone nella cattedrale di Notre Dame, c’è l’asilo politico.



I SODOM sponsorizzano una squadra di calcio giovanile

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Roberto non ne ha parlato benissimo, ma a me l’ultimo dei Sodom non è affatto dispiaciuto, questa svolta punkeggiante mi ha preso più di quanto mi aspettassi realmente, inoltre la presenza di alcuni inni da stadio di provincia mi ha esaltato in maniera piuttosto preoccupante. Ma bando alle ciance, non siamo di certo qui per parlare di quanto i Sodom siano l’equivalente thrash dei Motorhead, ma per ribadire come l’heavy metal cambi radicalmente la percezione delle cose nella vita di tutti i giorni.

Le sezione giovanissimi dell’Eintracht Duisburg, squadra di calcio della Renania settentrionale, di recente ha adottato come sponsor proprio il marchio dello storico act tedesco, come testimonia la splendida foto qui sopra. I giovani alfieri del demonio sono tutti classe 2003-2004, e nonostante abbiano solo dieci anni, già esibiscono arditamente una felpa appartenente alla collezione autunno-inverno disegnata dallo stilista Tom Angelripper. Questa immagine mi riempie di gioia e buoni sentimenti, a quanto pare per gli imberbi crucchi si prepara un futuro roseo e prosperoso in qualità di soldati dell’esercito di Satana, che invidia. Nel frattempo qui a Metal Skunk stiamo raccogliendo le diverse reazioni dei musicisti della scena metal (oddio che brutta parola); il primo che ci è venuto in mente è stato Phil Anselmo. Quando gli abbiamo chiesto cosa ne pensasse di questa storia, ha risposto così:

philanselmoveryhappy

Io ammetto di approcciarmi alla vita in maniera tutto sommato leopardiana, ma l’idea che una nuova generazione di ragazzini si iscriverà al campionato E-Jugend, giocando con le casacche marchiate Sodom, mi mette straordinariamente di buon umore. Non tutto è perduto, un mondo migliore è ancora possibile, basta solo crederci.


Emperor’s return

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ishan_emperorImmaginatevi la scena: venerdì lavorativo in data 2 agosto 2013, caldo insopportabile e stress micidiale, approfitto di una pausa di 10 minuti per bermi una cosa e aprire facebook per leggermi le solite cazzate giornaliere, quando comincio a vedere spiattellato da ogni parte in tutto il suo splendore il logo degli Emperor. Faccio un respiro profondo e comincio ad approfondire i vari link in questione; una volta cercate conferme anche da altre parti, mi rendo conto che tutto corrisponde a verità. Ihsahn si è presentato alla conferenza stampa di presentazione del suo prossimo concerto al Wacken, ma non da solo: accanto a lui c’era anche il suo vecchio compare Thomas Haugen (per gli amici Samoth, che poi non è altro che il suo nome al contrario), e i due tra la sorpresa generale hanno annunciato che saranno gli headliners della prossima edizione del festival, esattamente a 20 anni di distanza dalla pubblicazione di quella sublime perla nera che risponde al nome di In The Nightside Eclipse, che pare (ripeto “pare” perché non c’è nulla di ufficiale e a proposito) verrà riproposto per intero. Non si sa ancora se la cosa si limiterà solo a qualche show o il tutto verrà poi suggellato dalla pubblicazione di un nuovo album (in tutta franchezza, spero di no), già nel 2006 gli Emperor avevano fatto qualche show di reunion ma poi la cosa si era conclusa lì, staremo a vedere cosa accadrà adesso.

Piccola nota personale: leggo già in giro sul web ominidi che emettono sentenze tipo “basta con ‘ste reunion”, “non se ne sentiva nessun bisogno” e bla bla, la solita sfilza di puttanate che si sentono in questi frangenti. Ora, a parte il fatto che oramai è una cosa consolidata tra tutti i gruppi di un certo spessore, ricordo che stiamo parlando degli EMPEROR, di gente che ha contribuito a codificare un generale musicale, di un ragazzo che a 16 anni e mezzo componeva il riff portante di “I Am The Black Wizards”, di quelli che hanno scritto “With Strength I Burn” (brano che sostengo da anni debba essere insegnato nelle scuole di musica) e potrei andare avanti all’infinito…Per cui, una volta aver mostrato il vostro dovuto rispetto per questa leggenda vivente, potete pure tornare nei vostri loculi a trastullarvi con l’ultima perfida fatica dei malvagissimi Watain o a giocare a fare i vichinghi con gli Amon Amarth in sottofondo.

Io ci sarò, c’ero nel 2006 e presenzierò ancora nel 2014, a tributare loro il giusto omaggio e per ringraziarli di tutti i magnifici momenti che mi hanno saputo regalare in questi anni. Satana è grande, Hail Emperor.


Una per Sir Christopher Lee (aka non è mai troppo tardi)

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Cristopher Lee in battaglia

Uno che sa cosa si perderebbe a non essere metallaro

Da queste parti Christopher Lee non ha bisogno di presentazioni, vuoi per le comparsate in alcuni dischi (vedi Rhapsody), vuoi perché chi apprezza l’immaginario metal sicuramente l’ha incontrato, che recitasse Saruman nei film di Jackson ispirati al mondo di Tolkien, Dracula (interpretato una dozzina di volte, credo sia record assoluto) o l’inquietante Lord Summerisle di The Wicker Man. Quello che invece a molti – me compreso – era sfuggito è che l’attore aveva tirato su una band di nome Charlemagne in cui canta. A quanto pare, il duro rock sinfonico del primo disco non era stato giudicato metal dalla comunità del noto sito Metal Archives, che però si è ricreduta dopo l’ascolto di estratti dell’album The Omens of Death. Un loro comunicato trionfante qualche tempo fa riportava quanto segue : “Oggi, con l’uscita del secondo disco dei Charlemagne nel giorno del suo 91esimo compleanno, Sir Christopher Lee è stato aggiunto a Metal Archives. Figo, eh? E’ sempre stato un peccato che il primo lavoro non fosse realmente metal nonostante l’immaginario (…). Ovviamente alcuni di noi sono usciti di testa quando hanno ascoltato i samples del secondo disco pochi giorni fa, indiscutibilmente heavy/power metal.“. Ora, come forse sapete, queste sonorità non sono la mia tazza di té, ma non credo sia necessaria una competenza stratosferica in ambito heavy/power per capire che l’unica cosa che fa uscire di testa, ascoltando i samples promozionali, è sì la voce di Lee ma non in senso positivo.

Diciamo che sembra di ascoltare un bancarellaro che cerca di vendere stracci in un mercato delle pulci catapultato in mezzo a una battaglia medioevale. Ma poco importa, veramente, sono qui solo per lodare un attore senza tempo che segue le sue passioni all’età di 91 anni e che comunque al nostro genere forse non poco aveva già dato (non so se l’ha detto solo per compiacerlo, ma il suo Dracula è citato come influenza anche da Tony Iommi). Uno che a 91 anni ancora si mette in testa corone di cartone per declamare frasi come “I shed the blood of a saxon man“, quando quei pochi di noi che ci arrivano se sono fortunati sono in una casa di riposo. Ok, forse una percentuale di questi potrà ribadire che dice frasi con più senso e che una corona di cartone in testa non se la mette per decenza, e da una parte non potrei dargli torto. Ma non posso esimermi dal lodare uno che alla sua veneranda età ha capito a fondo la lezione del grande Luca Arioli, ovvero che la gente non sa cosa si perde a non essere metallari. (Fabrizio “Doom” Socci)


Della reunion dei Dark Angel non si è capito una mazza

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Un paio di settimane fa nasce su facebook un’inedita pagina ufficiale dei Dark Angel. Dal nulla, viene annunciata una reunion da headliner al prossimo Keep It True, che si svolgerà il 26 aprile in terra di Cermania. Col passare dei giorni, vengono fuori i dettagli della formazione e la cosa inizia a puzzare vagamente di merda. Ad aver avuto l’idea e a tenere le pubbliche relazioni sarebbe Don Doty, il cantante di We Have Arrived e Darkness Descends, che afferma di aver, all’epoca, dato forfait a causa di un figlio in arrivo ma di aver al contempo giurato di “tornare un giorno per finire quello che era stato iniziato” (me cojoni) e di aver rimesso su la baracca “solo per i fan“, il che sa di crisi di mezza età lontano un miglio ma tant’è. Gene Hoglan, che a occhio a croce non mi pare uno da raccontare frottole, in un’intervista concessa a Voices From The Darkside – lunga come l’Iliade ma in assoluto il pezzo più ricco di informazioni disponibile sullo storico act di Los Angeles – parlò invece di un Doty fancazzista e inaffidabile dal vivo che finì per diventare cristiano rinato. Va detto che l’opzione Ron Rinehart, anch’egli convertitosi alla Vera Fede (dopo lo scioglimento, aveva guidato una band thrash religiosa, gli Oil), non era percorribile. Con lui ci avevano riprovato nel 2002, ma il poveraccio aveva subito in un incidente delle lesioni alla spina dorsale talmente gravi da rendergli impossibile andare in tour, se non a prezzo della perdita dell’uso delle gambe, o almeno così si dice in rete. Siamo seri, parliamo di uno uscito dal giro venticinque anni fa e che oggi dovrebbe impararsi in poche prove, altrimenti non ha senso, pure i pezzi di Leave Scars e Time Does Not Heal. Rinehart poteva non piacere (le linee vocali non sono mai state il punto di forza dei californiani) ma il suo particolare stile, da Messiah Marcolin sotto anfetamine, non è mica semplice da replicare. E questo è ancora niente. La prima formazione annunciata comprendeva solo i membri originali secondari: il bassista Mike Gonzalez e il chitarrista Eric Meyer. Al posto di Jim Durkin veniva menzionato il carneade Justin Zych e alla batteria c’era un bel punto interrogativo. Stiamo scherzando? Durkin e Hoglan scrivevano tutto il materiale, una reunion dei Dark Angel senza loro due ha senso quanto considerare la recente jam tra Dave Mustaine e Jason Newsted come un concerto dei Metallica.

Qualche giorno dopo, per il nostro sollievo, esce una nota congiunta di Hoglan e Doty, con l’intento di “chiarire i rumor apparsi su internet“. Rumor partiti da una pagina facebook che si chiama Dark Angel Official. Vabbé. Hoglan spiega che, suonando in altri quattordicimila gruppi, deve un po’ aggiustarsi il calendario prima di aderire a un’operazione simile. Doty, che evidentemente ama parecchio dare aria ai denti, sostiene invece di essere stato frainteso e che “io, Gene, Mike, Eric e Jim stiamo ancora discutendo e rilasceremo un comunicato quando avremo quagliato, sapremo di più nei prossimi mesi“. Quindi Don, Gene, Mike, Eric e Jim. Volevo ben dire, che caspio.

Per fortuna Edward Snowden, al quale sono legato da profonda amicizia sin da quando lo battei all’edizione 2009 del torneo di rutti cipollati di Minneapolis, mi ha passato la seguente intercettazione e quindi possiamo farvi sapere nei dettagli come è andata:

Snowden - photoshopped compositeGene Hoglan: bella, Jim, come pende?

Jim Durkin: sta ritto, vecchio panzone ciecato, è un po’ che non faccio nulla con i Dreams Of Damnation ma mi è venuta ‘sta passione per il modellismo di bighe romane che non mi lascia tempo libero. E tu? Com’è ‘sta storia che hai scoperto di essere stato buttato fuori dai Fear Factory leggendo su Blabbermouth che The Industrialist sarebbe stato registrato con una drum machine (è vero, nda)?

Gene Hoglan: lascia stare, meglio così, tanto quel disco era una merda e, mo’ che Bostaph è tornato negli Slayer, il mio posto nei Testament non me lo leva nessuno. Piuttosto, hai saputo che Don Doty ha annunciato una reunion dei Dark Angel senza di noi?

Jim Durkin: che minchia dici? Ma quel puttaniere non aveva avuto una crisi mistica ancora più pesa di quella capitata a Ron?

Gene Hoglan: eh, lo so, per questo ci sciogliemmo: se entrambi i tuoi cantanti diventano fan del fricchettone di Nazareth, significa che hai sbagliato qualcosa di grosso. Ti giuro sulla testa di Devin Townsend che non sto scherzando. Vai su facebook.

Jim Durkin: Aspè. Porc… Machedavero? Ma questo non sta dietro a un microfono dal 1988, non lo farei cantare manco a un falò in spiaggia. E… HEY, CHI CAZZO È QUESTO JUSTIN ZYCH? UN PUNTO INTERROGATIVO ALLA BATTERIA? Cioè, no, mannaggia la diocesi. E che fa, richiama Jack Schwartz? Vabbè, ma è un mentecatto, i fan non accetteranno mai una cosa del genere. Telefono all’avvocato.

Gene Hoglan: tranqui funky, l’ho già chiamato a ‘sto coglione. Dice che sta male, che la moglie lo ha lasciato per un bassista country, che fare il cassiere a cottimo da Wal-Mart non gli dà più stimoli e che prima di morire vuole tornare sul palco. Oh, rilassati, gli ho detto che, se non ci sei pure tu, gli faccio la guerra e racconto a tutti di quella volta che si era fatto rapinare da un trans durante il tour in Germania.

Jim Durkin: ma non fa un cazzo dal secolo scorso! Poi, insomma, o suoniamo tutto Darkness Descends e ciao o questo si deve imparare Never To Rise Again e A Subtle Induction. Se non le facciamo, i fan ci linciano e lo sai benissimo che, rispetto a Ron, era una pippa. Mi pare proprio una stronzata, come se si riformassero i Toxik con Ralpha Santolla alla chitarra solista (anche questo è vero, nda)

Gene Hoglan: si erano riformati pure i Defiance, se ci tieni a saperlo. Capito? Stanno tornando tutti ‘sti stracciaculi che all’epoca non si inculava nessuno, a ‘sto punto torniamo pure noi, che siamo uno dei gruppi più colossali, massicci e incommensurabili della storia del thrash e abbiamo avuto solo la sfiga che Darkness Descends sia uscito un mese dopo Reign In Blood e non abbiamo manco avuto Rick Rubin a inventarci un sound. Rilassati, ci penso io, stai in mano all’arte.

Jim Durkin: vabbuò, grazie Gene, sei un grande, e non mi riferisco solo alla panza. Hai detto che si erano riformati i Defiance? Cristo, Beyond Recognition lo abbiamo tutti perché il mailorder di Nannucci lo aveva messo a tremila lire.

Vi terremo aggiornati. Nel frattempo, ci risentiamo quel monumento di Pain’s Invention, Madness, che Luca Signorelli definì la “Nona sinfonia dell’heavy metal”. Perché, ragazzi, i Dark Angel sono fondamentali; se non li avete mai sentiti, provvedete e la vostra vita diventerà migliore all’istante:


La reunion dei DARK ANGEL era una fregnaccia

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Un paio di settimane fa ci eravamo occupati della presunta reunion dei Dark Angel, annunciata ex abrupto da Don Doty (primo cantante dei thrasher californiani, buttato fuori nel 1987, poco dopo la pubblicazione di Darkness Descends, e del tutto inattivo da allora) senza che gli altri membri ne sapessero apparentemente nulla, con il chitarrista Jim Durkin, mente della band insieme a Gene Hoglan, che risultava sostituito da un carneade qualsiasi. Mentre me ne stavo a Parigi a farmi vilipendere dai baristi a causa della mia rivoltante pronuncia del francese (una volta ho chiesto un posacenere e mi hanno portato un agghiacciante beverone color mestruo dalla composizione non identificata; sospetto che l’avessero fatto apposta per divertirsi alle mie spalle), tutti i componenti della formazione più gloriosa (quella di Leave Scars, diciamo), a parte Eric Meyer che tanto non contava nulla, sono intervenuti sulla vicenda, confermando quella che era stata la mia impressione sin dall’inizio: trattavasi di una sparata di cazzo di quello zuzzurellone di Doty che, preda di una devastante crisi di mezza età, si era messo a dare aria ai denti e a contattare promoter come se il gruppo fosse cosa sua, costringendo un imbarazzato Hoglan a metterci una pezza, con il risultato di confondere ulteriormente i fan, sempre più allibiti.

Per il testo integrale delle dichiarazioni vi rimando a quei bravi ragazzi di Metal Insider, che le hanno raccolte tutte in un unico post. Io mi limito a fare un po’ il punto:

Gene Hoglan ha abbandonato i toni democristiani delle prime esternazioni e ci è andato abbastanza sul pesante. Secondo il batterista, i Dark Angel starebbero sì valutando una reunion nel 2014 ma non ci sarebbe ancora un bel nulla di concreto e la possibilità di un ritorno verrà contemplata solo se il gruppo sarà in grado di offrire ai fan la prestazione “più stellare possibile“. “Ovviamente ci sono voci di alcuni festival confermati ma ogni eventuale trattativa è stata fatta senza che l’INTERA band ne fosse a conoscenza o avesse dato il suo consenso e non può pertanto essere considerata credibile“, ha spiegato Hoglan, “Temiamo che l’eredità dei Dark Angel corra il pericolo di essere intaccata qualora proseguano queste azioni arbitrarie“. Traduzione: Don, piantala di fare il coglione o chiamiamo l’avvocato.

Sulla stessa linea Jim Durkin: “Mi è giunta voce che vengono concordati concerti e vengono fatte promesse a nome dei Dark Angel e di alcuni dei loro ex membri. A nessuno, che io sappia, è stata data l’autorità di parlare o fare affari per conto dei Dark Angel, di me o di ogni altro ex membro, figurarsi fare promesse sul futuro della band. Io e altri abbiamo chiesto ad altri ex membri di smetterla con i post su facebook e altri siti e con le interviste sul futuro della band. Ma ‘sta storia continua… (…). Mi va benissimo che qualcuno parli in un’intervista dei suoi giorni di gloria con la band. Ma iniziare a rilasciare dichiarazioni non autorizzate sul futuro del gruppo è farla fuori dal vaso”. E soprattutto: “L’ultima volta che sono stato nella band Ron Rinehart era il mio cantante e, SE la band tornasse, lui sarebbe ANCORA il mio cantante”. Traduzione: Don, cacati in mano e pigliati a schiaffi.

Per le dichiarazioni del bassista Mike Gonzalez e dello stesso, redivivo Rinehart, che non aggiungono nulla di rilevante a quanto già detto dei compagni, vi rimando al post di cui sopra. Personalmente, mi sento di concludere che:

1) Probabilmente non assisteremo a una reunion dei Dark Angel né l’anno prossimo, né mai. Per quanto sostengano di stare discutendo la faccenda, l’unico motivo per cui l’argomento è saltato fuori sono le malaccorte esternazioni di Don Doty. Se poi l’incidente li abbia rimessi a un tavolo e che da cosa possa nascere cosa, si vedrà.

2) Don Doty è un povero cialtrone che ha azzeccato una colossale figura di merda.

Sullo sfondo, una colossale domanda rimane inevasa: chi diavolo è Justin Zych?


Tesoro, mi si sono sfasciati gli ENTOMBED

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Già per chiamare “Entombed” la formazione di Serpent Saints ci voleva una discreta dose di sospensione dell’incredulità. E, se della perdita della sezione ritmica costituita da Jörgen Sandström e Peter Stjärnvind, entrambi reclutati nel ’97, uno poteva pure farsi una ragione,  l’addio del chitarrista Ulf Cederlund (diventato il principale compositore dopo che Nicke Andersson, chiusa la pratica To Ride, Shoot Straight and Speak the Truth, aveva abbandonato la nave per concentrarsi sugli Hellacopters) era stato ben più difficile da digerire. Vedere Lars Goran Petrov e Alex Hellid continuare a portare avanti il sacro sigillo impresso su Left Hand Path insieme a due o tre semisconosciuti non è stato esattamente il massimo della vita. Però dal vivo spaccavano comunque e Serpent Saints, alla fine, non era affatto male. Era quindi con positiva disposizione d’animo che mi stavo preparando all’ascolto di Back To The Front, decimo full degli svedesi, che sarebbe dovuto uscire a fine ottobre su Century Media e che, dopo il radicale passatismo del predecessore, avrebbe segnato un ritorno in territori death’n'roll. O almeno così mi aveva anticipato Hellid in un’intervista (dove avevamo ripercorso, disco per disco, l’intera carriera della leggenda di Stoccolma). Positiva disposizione che lascia però spazio a incredulità e amarezza, alla luce delle notizie che vogliono Alex Hellid fuori dagli Entombed, ormai ridotti pertanto a una cover band con Lars Goran Petrov alla voce.

entombedbacktothefrontcdSembrava tutto pronto. Era uscita la tracklist, era uscita la copertina. Dopodiché, il 16 settembre, viene comunicato che l’uscita di Back To The Front è stata rimandata al 2014 per “problemi tecnici non prevedibili”. Salta quindi fuori un’intervista pubblicata pochi giorni prima dal sito francese Metalchroniques, dove viene chiesto a Lars se l’omissione del nome di Hellid dalla line-up riportata nella bio acclusa al promo dell’album sia o meno frutto di un errore.  “Non ho voglia di parlarne pubblicamente, per il momento“, risponde il cantante, “è una questione che, per ora, rimane interna e privata. Ma non si tratta di un errore nella bio. Prossima domanda?”. Peraltro fatico a credere che il chitarrista non abbia partecipato alla scrittura e alle registrazioni dell’album. Chi li avrebbe composti i pezzi, sennò? Nico Elgstrand e Victor Brandt? A ‘sto punto Matti Karki può benissimo chiamare me al basso, Charles alla chitarra e Vicienzo alla batteria e annunciare, su questa base, il ritorno dei Dismember.

Tenderei a escludere che i “problemi tecnici” riguardino la salute di Hellid, il quale lo scorso inverno subì un intervento chirurgico che non gli impedì, però, di tornare sul palco. Al momento, l’unica data suonata dagli “Entombed” (a questo punto le virgolette sono d’obbligo) senza di lui risulta essere lo show al Grita Rock di Manizales, in Colombia, dello scorso agosto. Pur in assenza di altri dettagli, non ci pare una coincidenza l’annuncio, giunto due giorni dopo, che il 1 febbraio Hellid si riunirà a Ulf Cederlund e Nicke Andersson a Gävle per suonare Clandestine insieme all’orchestra sinfonica cittadina (replicando un esperimento già attuato l’anno scorso con la Nordic Chamber Orchestra)? “Suoneremo Clandestine nell’arrangiamento di Thomas Von Wachenfeldt”, ha spiegato lo stesso Hellid, “sarà la prima volta in 17 anni che io, Uffe e Nicke torneremo a suonare di nuovo insieme con il nome di Entombed. Siamo molto eccitati per questo progetto e siamo ansiosi di scoprire dove ci porterà”. Uhm.

Nel frattempo, la pagina ufficiale del gruppo (che è gestita da Alex) tace, sia a proposito del disco che della reunion con l’orchestra dei tre principali compositori con il nome di Entombed. Gli elementi sono troppo pochi per provare anche solo a fare supposizioni su quel che sia accaduto o accadrà. Si può solo immaginare che i “problemi tecnici” riguardino la legittimità dell’utilizzo del marchio da parte del solo Petrov. Di certo – nell’anno dello Slayergate, della mitosi dei Queensrÿche e dell’ignobile pantomima che ha coinvolto i Dark Angel – l’ultima cosa della quale ho bisogno è veder affondare tra carte bollate e ripicche un marchio che, pur lontano dai fasti passati, era sempre rimasto sinonimo di sudore, mazzate e attitudine.


BLACK SABBATH: quando la montagna partorisce il topolino

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Ci eravamo lasciati con gli agenti in assetto anti-sommossa pronti a bloccare la marea di italiani infuriati che imprecavano cose irripetibili all’indirizzo della Live Nation, della Regione Lombardia, della Fiera di Rho e anche dei Black Sabbath stessi. Sì, perché quando ti annullano (per problemi logistici) l’ennesimo concerto annunciato e stra-annunciato non puoi che sentirti frustrato e in odio col mondo intero. Oggi gli organizzatori ci riprovano e ci informano che la data milanese del Fu 5 dicembre verrà recuperata il 18 giugno del 2014. Non al Gods, nemmeno in un festival, bensì a Casalecchio di Reno (BO), in un evento singolo dedicato (che è più facile poi da annullare, no?) lasciando intendere, stando al comunicato, che il “gran successo del tour in Nord, Sud America, Australia, Asia ed Europa” avrebbe reso possibile il realizzarsi “dell’ultima tranche del loro tour mondiale”. Ditemi il nome del folle che ha potuto solo ipotizzare un flop del tour. Ma vabbè, passi pure, tanto le cazzate si sprecano comunque, tipo che 13 sarebbe “il primo album di BLACK SABBATH dopo 35 anni”. O forse intendevano dire che è il primo a entrare al top nelle classifiche da 35 anni? Polemiche sterili a parte (o fate scrivere i comunicati da uno che possieda almeno due neuroni che gli permettano di articolare un pensiero sensato, o prendete uno che sappia scrivere in italiano un poco meglio, oppure giuro che ve li scrivo io gratis ‘sti comunicati che, per quanto sia una capra, credo di farvi comunque un piacere), l’acquisto parte dall’11 novembre, 13 è un disco fico e il 18 giugno lo sarà ancora di più. Sta a voi decidere se fiondarvi o meno all’acquisto, se farvi prendere da mille dubbi, dall’isteria, dal panico o legittimamente temere una nuova fregatura.

Per inciso, ci sono voluti cinque mesi per prendere la decisione di prolungare il tour e nel mentre la gente magari si è già organizzata. Che dire, per quanto sia felice della lieta novella non posso esimermi dal fare, nuovamente, i miei più vivi complimenti a chi di dovere per il tempismo con cui è stata fissata la nuova data di giugno e, visto che non me ne va mai bene una, approfitto pure per ringraziare a nome di tutti coloro che hanno già acquistato un biglietto per una qualsiasi data europea da qui a fine anno. Sentitamente.

Ci si vede tutti a Bologna.

Forse.



Tre cose che spingerebbero Dead a suicidarsi una seconda volta

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Quando ho iniziato ad ascoltare black metal e ad appassionarmi a tutto quel mondo fatto di gente che brucia le chiese e si accoltella sui pianerottoli dei palazzi, ho sempre immaginato che per suonare quel genere occorresse essere mentalmente predisposti a NON fare determinate cose e NON assumere specifici atteggiamenti. Le ormai celebri 101 regole del black metal non rappresentavano solo un decalogo ironico, bensì un vero e proprio manifesto implicito che chiunque avrebbe dovuto seguire prima di decidere di avventurarsi dentro certi territori. Ma quella meravigliosa utopia non esiste più, sommersa dal post-modernismo, dalle società liquide e dalle foto dei gatti su Facebook. Adesso vale tutto.

Va bene, il “fenomeno” Vegan Black Metal Chef è ormai datato ma da ascoltatore del black metal ed amante della buona cucina non possono non girarmi perennemente le scatole di fronte ad uno che cucina piatti di merda e lo fa ridicolizzando tutto un genere. Perché se proprio senti l’urgenza di accodarti al fastidiosissimo trend dei food blog – una delle peggiori piaghe che si siano mai abbattute sulla Terra negli ultimi 5000 anni – allora abbi il buon senso di andare a caccia di cinghiali, sacrificarli ad una qualche divinità pagana e divorarne le viscere ancora calde. Oppure scarica una pecora e poi arrostiscila come fecero, non troppo tempo fa, gli Enslaved.

La cosa più preoccupante della degenerazione del black metal contemporaneo sta nel fatto che la vecchia guardia si sia ormai completamente rincoglionita. Su queste pagine abbiamo già parlato (male) degli ultimi Satyricon e della loro passione radical chic per i vigneti, così come abbiamo già avuto modo di deridere la recente carriera da stilista del prode Gaahl. Ma a dare un’ulteriore picconata ad un genere stravolto, ci hanno pensato proprio coloro che ne minarono la credibilità fin dagli albori: i Dimmu Borgir. Tutto si può dire di Shagrath e soci tranne che abbiano mai fatto incetta di consensi tra gli adepti più duri e puri della nera fiamma. Adepti che troveranno un motivo in più per deriderli ora che il rapper crucco-tunisino filopalestinese e nazista (tutti epiteti che la sua pagina Wikipedia certifica, accompagnandoli da una notevole quantità di fonti) Bushido li ha nuovamente plagiati. Sì, nuovamente, perché il soggetto in questione già aveva preso in prestito l’intro epico di Mourning Palace come base per la sua celebre (?) hit Mittelfingah, oltre ad aver utilizzato sample di canzoni di Dark Sanctuary, Antimatter, Nox Arcana ed altri 50 musicisti come si evince dalla sua scheda sul sito Whosampled.com.Ma quale fu, allora, la reazione della band norvegese? Questa:

“If the German rapper in question does not agree to compensate us adequately, we will sue him! Whoever crosses us will face serious consequences”

Quasi sette anni dopo, Bushido, sprezzante del pericolo di dover ancora una volta affrontare le “serie conseguenze” dei suoi atti, compie un gesto insano e si appropria indebitamente del tema di Dimmu Borgir, la quinta traccia di quell’indigeribile polpettone che era Abrahadabra. Ed ora quali terribili contromisure minaccerà la band norvegese? Farà ricorso al tribunale internazione per i diritti dell’uomo? Assumerà Ally McBeal per difendersi nelle sedi competenti? Darà fuoco al motorino del rapper, col forte rischio di innescare una faida dagli esiti imprevedibili?
Noi, nel nostro piccolo, suggeriamo di chiudere tutta la vicenda così, con amore, affetto e quel tocco di gaiezza che ormai contraddistingue il nuovo corso black metal del nuovo millennio e che, come da titolo, spingerebbe Dead a spararsi nuovamente in testa se solo non l’avesse già fatto.


Ufficiale: Pete Sandoval fuori dai Morbid Angel per colpa di Cristo

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Il periodo di aspettativa di Pete Sandoval, che aveva mollato i Morbid Angel nel 2010 a causa di un’ernia al disco senza mai smettere nominalmente di esserne membro, stava già iniziando da un pezzo a sembrare troppo lungo per non destare sospetti, anche perché il batterista ha ripreso l’attività live con i Terrorizer (o quelli che oggi passano per tali) già da un annetto, quindi tanto male non dovrebbe più stare. Oggi, in un’intervista a Invisible Oranges, David Vincent ha confermato per la prima volta quello che aveva già intuito chi, come il sottoscritto, ha chiesto a Sandoval l’amicizia su Facebook per poi scoprire che sulla sua bacheca, invece che invocazioni ai Grandi Antichi, pubblica solo citazioni della Bibbia (al momento dovrebbe avere la faccia di Gesù come avatar e una chiesa come immagine del profilo): il buon vecchio Commando è uscito di brocca appresso a Cristo e l’aver abbracciato la fede gli impedisce di tornare a tritare le pelli in una band i cui testi includono versi come Ghouls attack the church / Crush the holy priest / Turning the cross towards hell et cetera. Non un credente normale ed equilibrato come Tom Araya che non si fa alcuno scrupolo a sbraitare sul palco da trent’anni di essere l’Anticristo, quindi, ma un born again duro, alla Dave Mustaine.

Ecco cosa racconta Vincent al blog americano:

Pete è ancora ufficialmente un membro del gruppo? Risulta come tale da molte parti, su internet.

Pete non è più nei Morbid Angel.

Pubblicamente disse alcune cose poco gentili sul nuovo disco, quando uscì.

Beh, tutto il suo stile di vita è cambiato. È in un posto diverso, e, nel posto dove è ora, Pete Sandoval e i Morbid Angel non sono compatibili (non serve una crisi mistica per affermare che Illud Divinum Insanus sia una merda ma vabbè, nda).

Cioè?

Beh, ha trovato Gesù. Puoi capire da dove viene l’incompatibilità.

Insomma, dobbiamo rassegnarci all’idea che il batterista dei Morbid Angel sia e resterà il ladyboy asiatico che tutti sospettiamo essere l’amante di David Vincent. Curiosamente ne parlavamo proprio ieri in cucina con Trainspotting e una bottiglia di barbera. Siamo arrivati alla conclusione che, anche se è diventato un sodale del fricchettone di Nazareth, a Pete Sandoval vorremo bene sempre e comunque per tutte le emozioni che ci ha regalato con quella doppia cassa. Sigh:


Joey Jordison lascia gli Slipknot

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Proprio mentre gli Slipknot sembravano pronti a tornare in studio, a cinque anni da All Hope Is Gone, arriva una notizia che rende ancora più incerto un futuro sul cui già non eravamo tutti pronti a scommettere: il batterista Joey Jordison ha lasciato il gruppo per non meglio specificate “ragioni personali”. La band promette di fare il possibile per spiegare in futuro i motivi della separazione (sui quali un’ideuzza l’avrei) e conferma l’obiettivo di registrare un nuovo album l’anno prossimo.

Questo il comunicato ufficiale:

To our Maggots and fans around the world,

“It is with great pain but quiet respect that, for personal reasons, Joey Jordison and SLIPKNOT are parting ways. We all wish Joey the best in whatever his future holds.

“We understand that many of you will want to know how and why this has come to be, and we will do our best to respond to these questions in the near future.

“It is our love for all of you, as well as for the music we create, that spurs us to continue on and move forward with our plans for releasing new material in the next year. We hope that all of you will come to understand this, and we appreciate your continued support while we plan the next phase of the future of SLIPKNOT.

Quali siano le “ragioni personali” lo possiamo facilmente intuire. La lunga stasi degli Slipknot stava diventando troppo frustrante per la creatività irrequieta di Jordison, che aveva speso gli ultimi mesi in tour con il suo nuovo progetto, gli Scar The Martyr, il cui debutto è uscito su Roadrunner lo scorso ottobre. E in una recente intervista con la rivista australiana Loud aveva detto a chiare lettere che, per quanto lo riguarda, gli Slipknot non stanno andando da nessuna parte.

“Ho ancora molto materiale”, aveva spiegato il batterista, “il futuro è radioso per gli Slipknot: non stiamo andando da nessuna parte”. “Sai com’è, ci sono nove tipi eccentrici nel gruppo e ad alcuni di noi piace essere più attivi degli altri”, aveva aggiunto, “al momento il mio lavoro sono gli Scar The Martyr, gli Slipknot non andranno da nessuna parte, ci posso mettere la firma”.

Non si tratta di una perdita da poco. Jordison, oltre a essere amatissimo dai fan, era uno dei compositori principali del gruppo insieme al defunto bassista Paul Gray. Proprio qualche giorno fa il chitarrista Jim Root aveva annunciato che non avrebbe preso parte alla prossima tournée degli Stone Sour (formazione nella quale milita anche il cantante degli Slipknot, Corey Taylor, le cui eccessive attenzioni per la sua nuova creatura hanno avuto un ruolo non indifferente nel congelamento della band madre) per concentrarsi sulla scrittura dei nuovi pezzi. Ma l’addio di Jordison, per quanto non del tutto inaspettato, appare destinato a cambiare decisamente le carte in tavola.


Dan Lilker si ritira, si sciolgono i Brutal Truth

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Sulla pagina facebook ufficiale dei Brutal Truth è apparso un messaggio firmato da Dan Lilker con il quale il bassista annuncia il suo ritiro dalle scene e il conseguente scioglimento del gruppo. La leggendaria band grind smetterà ufficialmente di esistere il prossimo 18 ottobre, data che coincide con il cinquantesimo compleanno di Dan e fino alla quale i Brutal Truth continueranno a esibirsi dal vivo. Le ragioni della decisione sono legate all’età non più compatibile con la vita in tour. Un riposo meritato per un musicista instancabile e attivissimo (penso che neanche lui si ricordi tutti i progetti nei quali ha suonato) che, prima di scrivere la storia del grind con i Brutal Truth, visse da protagonista gli anni d’oro del thrash metal con Anthrax, S.O.D. e Nuclear Assault.

Lilker continuerà comunque a dedicarsi ai suoi side-project più estemporanei, quali i Nokturnal Hellstorm e i Blurring. Se vi siete persi le date italiane del mese scorso (a questo link il nostro report dello show di Roma), sarà quindi difficile rimediare, salvo apparizioni in festival estivi.

Qua e qua, se ve l’eravate persa, potete leggere l’intervista in due parti nella quale Dan ha ripercorso con noi tutta la sua intensissima carriera.

Di seguito il testo integrale del messaggio:

A Message From Dan Lilker

I regret to inform Brutal Truth fans that as of October 18th, 2014, I will be retiring from being a full time recording and touring musician. That date is my 50th birthday, so I chose it symbolically as a significant milestone to make such a weighty decision. As a lot of you know, I’ve been an active member of the metal scene since the early 80s with the thrash metal bands I’ve been in before the formation of Brutal Truth in 1990, and I’m simply just tired of the rigors of touring mostly. Unlike some of my peers from the 80′s who went on to sell millions of records I have always been drawn to extreme underground metal. I don’t care about staying in 5 star hotels and having a big cushy tour bus but I am getting tired of squeezing into a van for 8 hours after all these years on the road. I have always played what I believe in and that is been priority #1, but the time has come to have a little bit more stability in my life.

Brutal Truth will still be active on the touring front until mid-October and will aim to do as much as we can in the next 9 months or so. After that, I will still have creative output with my 2 local bands in Rochester NY, Nokturnal Hellstorm and Blurring and do the occasional project tour, but yes, as of mid-October, Brutal Truth will no longer exist. I do realize that will be an extreme disappointment to all the grind freaks out there that have supported this band so rabidly all these years, and your enthusiasm will always have a special place in my heart, but I’ve made my decision, and I hope everyone can respect that.

Please note that messages sent to the Brutal Truth facebook will not be answered as I do not have my own personal facebook page therefore I do not have access.

Thanks,
Dan Lilker


Entombedgate: come è andata a finire

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L’addetto stampa della Century Media prova a fornire una ricostruzione credibile della vicenda

Ci eravamo lasciati lo scorso settembre con la clamorosa uscita di Alex Hellid dagli Entombed, ridotti di conseguenza a una cover band con Lars Goran Petrov alla voce. La pubblicazione del nuovo album Back To The Front,  che sarebbe stato scritto (da chi?!?) e registrato senza il chitarrista, venne rimandata in attesa che la situazione si chiarisse. Dei motivi della separazione non è finora trapelato nulla. Si era già però intuito che a spuntarla per i diritti sul nome fosse stato Hellid (unico membro presente su tutti i dischi del gruppo), che più o meno contemporaneamente aveva annunciato per il 1 febbraio un’esecuzione dal vivo di Clandestine con l’orchestra insieme ai vecchi compagni d’arme Ulf Cederlund e Nicke Andersson, riuniti sotto il marchio Entombed per la prima volta da diciassette anni. Intuizione rivelatasi corretta. La Century Media ha infatti annunciato che Back To The Front verrà pubblicato con il moniker Entombed A.D., con il quale Lars e i suoi amichetti continueranno a esibirsi dal vivo. Il concerto di Gävle del 1 febbraio è stato intanto confermato, solo che l’ultimo comunicato a riguardo non menziona, ahinoi, il nome di Andersson. In compenso, per la voce, è stato riesumato dalla tomba nientemeno che Orvar Säfström, che aveva cantato come session sull’ep Crawl e poi aveva pressoché abbandonato la carriera musicale, diventando uno dei critici di cinema e videogame più celebri di Svezia (o almeno così leggo su Wikipedia). Un’ospitata amichevole o l’embrione di una nuova formazione? Lo stesso Alex ci aveva raccontato di essere a buon punto con la stesura di nuovo materiale firmato Entombed, che non dovrebbe però essere finito su Back To The Front, dai cui credit Hellid è del tutto assente… Si vedrà. Per il momento, va dato atto a entrambe le parti in causa di aver mantenuto un ammirevole riserbo sulla faccenda, evitando scambi di accuse o patetiche piazzate come quelle di cui si sono resi protagonisti i Queensrÿche. Almeno per ora.

C’entra nulla ma, già che siamo in Svezia, guardate il video che hanno diffuso ieri gli At The Gates… Avevo pensato che la resurrezione dei The Haunted avesse allontanato del tutto un’ipotesi del genere e invece il tanto paventato nuovo disco alla fine mi sa proprio che uscirà… Non sono per niente bravo con le previsioni.


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